Il fenomeno della Rinascita islamica (con la R rigorosamente maiuscola) è un fenomeno nel contempo politico e religioso, molto diverso dall'occidentale ritorno all'interesse per le religioni: inizia negli anni '70, con la decolonizzazione dei paesi mussulmani e il loro inserimento all'interno delle scacchiere della guerra fredda, spesso come alleati dell'URRS, vista come la superpotenza che avrebbe difeso i paesi mussulmani dal tentativo di riconolonizzazione economica dell'occidente. Successivamente però è lo sfascio dell'Unione Sovietica a dare alla Rinascita mussulmana il suo primo grande successo politico-religioso: l'eroica resistenza dei talebani contro i sovietici (protrattasi dal 1979 al 1992), resistenza che non fu un mero conflitto regionale, ma un vero banco di prova dell'intero Islam, poiché in territorio afgano combatterono volontari dal Sudan, l'Iran, il Pakistan, il Bangladesh, La Malesia, il Libano, l'Algeria e l'Arabia Saudita.
Un altro aspetto della Rinascita è sotto i nostri occhi: l'incredibile aumento demografico che ormai da 40 anni investe i territori islamici sta creando un immenso movimento migratorio sia interno (dalle campagne alle città) sia esterno (verso altre nazioni non islamiche), movimento che ha generato una momentanea crisi di valori, a cui la ha prontamente risposto la classe colta (che nell'Islam è formata da giovani venuti a studiare in Occidente), radicalizzando l'identificazione fra Islam religioso e Islam politico, e nel contempo creando come contro modello della Rinascita islamica quella della decadenza dell'Occidente, secondo i mussulmani ormai divorato dal cancro dell'ateismo, dell'individualismo e della droga.
Ma la Rinascita non si ferma ai paesi già tradizionalmente islamici, investe anche paesi che sono stati per lungo tempo fuori dall'area di influenza mussulmana: l'aumento esponenziale di islamici in Cina, in India e nelle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, dovuto ad opere missionarie e di assistenza dei deboli, sta portando ad una radicalizzazione del conflitto etnico e religioso in queste aree, visto che i mussulmani chiedono l'indipendenza per formare un proprio stato che abbia come legge la Legge Coranica, seguito ovviamente dal rifiuto degli stati ospitanti di veder spezzettato il proprio territorio.
Altro discorso invece è l'espansione dell'Islam in Europa: qui le conversioni di individui non arabi sono estremamente limitate, e quindi l'Islam cresce grazie agli immigrati, ma non quelli di prima generazione come un erroneamente di solito si crede, ma grazie a quelli di seconda e terza generazione, ai figli e ai nipoti nati in Occidente e che tuttavia lo rifiutano, ricercando la propria identità nei paesi di provenienza dei propri genitori... è proprio questa generazione nata in occidente ma non occidentalizzata, quella che ha portato le innovazioni più evidenti all'interno del modo di percepire e divulgare l'Islam: la creazioni di radio, reti televisive, blog e mail-list ha fatto sì che si creasse uno spazio virtuale a cui il fedele possa accedere per sentirsi collegato all'Umma, by-passando le strutture e le istituzioni del paese ospitante, e quindi ogni filtro occidentale al messaggio islamico.
Proprio da questa generazione sono nati gli intellettuali che oggi tengono banco nelle università occidentali: Tibi Bassam, Tariq Ramadan e Edward Said (l'autore del consigliatissimo "Orientalismo") sono solo alcuni nomi di spicco all'interno di un movimento che comprende ottimi artisti, romanzieri, poeti, politologi e sociologi, in cui la fede islamica unita all'ottima conoscenza della cultura filosofica occidentale diventa un punto di vista alternativo sullo stesso Occidente, giudicato ormai all'unanimità al capolinea.
Vale la pena di soffermarsi un poco su Tariq Ramadan, tedesco d'adozione ma libanese per cuore e cultura, professore d'islamologia nelle università più prestigiose dell'Occidente: secondo Ramadan oggi solamente una forte iniezione di Islam può guarire l'Occidente moribondo, attraverso un rinnovato scambio d'idee e metodi organizzativi, tuttavia l'Occidente dovrà accettare la formazione al suo interno di un Islam politico, ossia di partiti ispirati dalla Legge del Corano, e questo non può essere impedito, poiché la laicità occidentale non esclude la formazione di partiti a base religiosa (vedasi le varie democrazie cristiane), che in caso di maggioranza possono anche decidere di attenuare o abolire la suddetta laicità; gli arabi invece accetteranno la democratica competizione elettorale (in questo modo necessariamente saranno portati a dover escludere i fanatici e gli integralisti) e un dialogo alla "pari" con le forze laiche e cristiane.
La cosa interessante di Ramadan è che un intellettuale molto diffuso ed apprezzato nella comunità islamica, e rappresenta il tentativo più convincente di fusione fra l'islam moderato (cioè quello di formazione occidentale, che rifiuta la violenza ed è un certo modo laicizzato) e l'integralismo, che vorrebbe creare all'interno dell'Europa la cosidetta "Casa Islam", ossia aree franche in cui vige la legge coranica... il fatto poi che il nostro sia in contatto tanto con i Fratelli Mussulmani (il gruppo integralista egiziano che ha varato la legge che vieta trasfusioni di sangue fra islamici e credenti di altre religioni) che con le democrazie islamiche del maghreb, fa sì che la sua analisi non rimanga mera speculazione intellettuale, ma uno scenario politico possibile da qui ai prossimi vent'anni.
a voi
Un altro aspetto della Rinascita è sotto i nostri occhi: l'incredibile aumento demografico che ormai da 40 anni investe i territori islamici sta creando un immenso movimento migratorio sia interno (dalle campagne alle città) sia esterno (verso altre nazioni non islamiche), movimento che ha generato una momentanea crisi di valori, a cui la ha prontamente risposto la classe colta (che nell'Islam è formata da giovani venuti a studiare in Occidente), radicalizzando l'identificazione fra Islam religioso e Islam politico, e nel contempo creando come contro modello della Rinascita islamica quella della decadenza dell'Occidente, secondo i mussulmani ormai divorato dal cancro dell'ateismo, dell'individualismo e della droga.
Ma la Rinascita non si ferma ai paesi già tradizionalmente islamici, investe anche paesi che sono stati per lungo tempo fuori dall'area di influenza mussulmana: l'aumento esponenziale di islamici in Cina, in India e nelle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, dovuto ad opere missionarie e di assistenza dei deboli, sta portando ad una radicalizzazione del conflitto etnico e religioso in queste aree, visto che i mussulmani chiedono l'indipendenza per formare un proprio stato che abbia come legge la Legge Coranica, seguito ovviamente dal rifiuto degli stati ospitanti di veder spezzettato il proprio territorio.
Altro discorso invece è l'espansione dell'Islam in Europa: qui le conversioni di individui non arabi sono estremamente limitate, e quindi l'Islam cresce grazie agli immigrati, ma non quelli di prima generazione come un erroneamente di solito si crede, ma grazie a quelli di seconda e terza generazione, ai figli e ai nipoti nati in Occidente e che tuttavia lo rifiutano, ricercando la propria identità nei paesi di provenienza dei propri genitori... è proprio questa generazione nata in occidente ma non occidentalizzata, quella che ha portato le innovazioni più evidenti all'interno del modo di percepire e divulgare l'Islam: la creazioni di radio, reti televisive, blog e mail-list ha fatto sì che si creasse uno spazio virtuale a cui il fedele possa accedere per sentirsi collegato all'Umma, by-passando le strutture e le istituzioni del paese ospitante, e quindi ogni filtro occidentale al messaggio islamico.
Proprio da questa generazione sono nati gli intellettuali che oggi tengono banco nelle università occidentali: Tibi Bassam, Tariq Ramadan e Edward Said (l'autore del consigliatissimo "Orientalismo") sono solo alcuni nomi di spicco all'interno di un movimento che comprende ottimi artisti, romanzieri, poeti, politologi e sociologi, in cui la fede islamica unita all'ottima conoscenza della cultura filosofica occidentale diventa un punto di vista alternativo sullo stesso Occidente, giudicato ormai all'unanimità al capolinea.
Vale la pena di soffermarsi un poco su Tariq Ramadan, tedesco d'adozione ma libanese per cuore e cultura, professore d'islamologia nelle università più prestigiose dell'Occidente: secondo Ramadan oggi solamente una forte iniezione di Islam può guarire l'Occidente moribondo, attraverso un rinnovato scambio d'idee e metodi organizzativi, tuttavia l'Occidente dovrà accettare la formazione al suo interno di un Islam politico, ossia di partiti ispirati dalla Legge del Corano, e questo non può essere impedito, poiché la laicità occidentale non esclude la formazione di partiti a base religiosa (vedasi le varie democrazie cristiane), che in caso di maggioranza possono anche decidere di attenuare o abolire la suddetta laicità; gli arabi invece accetteranno la democratica competizione elettorale (in questo modo necessariamente saranno portati a dover escludere i fanatici e gli integralisti) e un dialogo alla "pari" con le forze laiche e cristiane.
La cosa interessante di Ramadan è che un intellettuale molto diffuso ed apprezzato nella comunità islamica, e rappresenta il tentativo più convincente di fusione fra l'islam moderato (cioè quello di formazione occidentale, che rifiuta la violenza ed è un certo modo laicizzato) e l'integralismo, che vorrebbe creare all'interno dell'Europa la cosidetta "Casa Islam", ossia aree franche in cui vige la legge coranica... il fatto poi che il nostro sia in contatto tanto con i Fratelli Mussulmani (il gruppo integralista egiziano che ha varato la legge che vieta trasfusioni di sangue fra islamici e credenti di altre religioni) che con le democrazie islamiche del maghreb, fa sì che la sua analisi non rimanga mera speculazione intellettuale, ma uno scenario politico possibile da qui ai prossimi vent'anni.
a voi