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    La Rinascita islamica

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    Messaggio  Nihil 1.1 Sab Mar 19, 2011 6:46 pm

    Il fenomeno della Rinascita islamica (con la R rigorosamente maiuscola) è un fenomeno nel contempo politico e religioso, molto diverso dall'occidentale ritorno all'interesse per le religioni: inizia negli anni '70, con la decolonizzazione dei paesi mussulmani e il loro inserimento all'interno delle scacchiere della guerra fredda, spesso come alleati dell'URRS, vista come la superpotenza che avrebbe difeso i paesi mussulmani dal tentativo di riconolonizzazione economica dell'occidente. Successivamente però è lo sfascio dell'Unione Sovietica a dare alla Rinascita mussulmana il suo primo grande successo politico-religioso: l'eroica resistenza dei talebani contro i sovietici (protrattasi dal 1979 al 1992), resistenza che non fu un mero conflitto regionale, ma un vero banco di prova dell'intero Islam, poiché in territorio afgano combatterono volontari dal Sudan, l'Iran, il Pakistan, il Bangladesh, La Malesia, il Libano, l'Algeria e l'Arabia Saudita.
    Un altro aspetto della Rinascita è sotto i nostri occhi: l'incredibile aumento demografico che ormai da 40 anni investe i territori islamici sta creando un immenso movimento migratorio sia interno (dalle campagne alle città) sia esterno (verso altre nazioni non islamiche), movimento che ha generato una momentanea crisi di valori, a cui la ha prontamente risposto la classe colta (che nell'Islam è formata da giovani venuti a studiare in Occidente), radicalizzando l'identificazione fra Islam religioso e Islam politico, e nel contempo creando come contro modello della Rinascita islamica quella della decadenza dell'Occidente, secondo i mussulmani ormai divorato dal cancro dell'ateismo, dell'individualismo e della droga.

    Ma la Rinascita non si ferma ai paesi già tradizionalmente islamici, investe anche paesi che sono stati per lungo tempo fuori dall'area di influenza mussulmana: l'aumento esponenziale di islamici in Cina, in India e nelle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, dovuto ad opere missionarie e di assistenza dei deboli, sta portando ad una radicalizzazione del conflitto etnico e religioso in queste aree, visto che i mussulmani chiedono l'indipendenza per formare un proprio stato che abbia come legge la Legge Coranica, seguito ovviamente dal rifiuto degli stati ospitanti di veder spezzettato il proprio territorio.
    Altro discorso invece è l'espansione dell'Islam in Europa: qui le conversioni di individui non arabi sono estremamente limitate, e quindi l'Islam cresce grazie agli immigrati, ma non quelli di prima generazione come un erroneamente di solito si crede, ma grazie a quelli di seconda e terza generazione, ai figli e ai nipoti nati in Occidente e che tuttavia lo rifiutano, ricercando la propria identità nei paesi di provenienza dei propri genitori... è proprio questa generazione nata in occidente ma non occidentalizzata, quella che ha portato le innovazioni più evidenti all'interno del modo di percepire e divulgare l'Islam: la creazioni di radio, reti televisive, blog e mail-list ha fatto sì che si creasse uno spazio virtuale a cui il fedele possa accedere per sentirsi collegato all'Umma, by-passando le strutture e le istituzioni del paese ospitante, e quindi ogni filtro occidentale al messaggio islamico.
    Proprio da questa generazione sono nati gli intellettuali che oggi tengono banco nelle università occidentali: Tibi Bassam, Tariq Ramadan e Edward Said (l'autore del consigliatissimo "Orientalismo") sono solo alcuni nomi di spicco all'interno di un movimento che comprende ottimi artisti, romanzieri, poeti, politologi e sociologi, in cui la fede islamica unita all'ottima conoscenza della cultura filosofica occidentale diventa un punto di vista alternativo sullo stesso Occidente, giudicato ormai all'unanimità al capolinea.

    Vale la pena di soffermarsi un poco su Tariq Ramadan, tedesco d'adozione ma libanese per cuore e cultura, professore d'islamologia nelle università più prestigiose dell'Occidente: secondo Ramadan oggi solamente una forte iniezione di Islam può guarire l'Occidente moribondo, attraverso un rinnovato scambio d'idee e metodi organizzativi, tuttavia l'Occidente dovrà accettare la formazione al suo interno di un Islam politico, ossia di partiti ispirati dalla Legge del Corano, e questo non può essere impedito, poiché la laicità occidentale non esclude la formazione di partiti a base religiosa (vedasi le varie democrazie cristiane), che in caso di maggioranza possono anche decidere di attenuare o abolire la suddetta laicità; gli arabi invece accetteranno la democratica competizione elettorale (in questo modo necessariamente saranno portati a dover escludere i fanatici e gli integralisti) e un dialogo alla "pari" con le forze laiche e cristiane.
    La cosa interessante di Ramadan è che un intellettuale molto diffuso ed apprezzato nella comunità islamica, e rappresenta il tentativo più convincente di fusione fra l'islam moderato (cioè quello di formazione occidentale, che rifiuta la violenza ed è un certo modo laicizzato) e l'integralismo, che vorrebbe creare all'interno dell'Europa la cosidetta "Casa Islam", ossia aree franche in cui vige la legge coranica... il fatto poi che il nostro sia in contatto tanto con i Fratelli Mussulmani (il gruppo integralista egiziano che ha varato la legge che vieta trasfusioni di sangue fra islamici e credenti di altre religioni) che con le democrazie islamiche del maghreb, fa sì che la sua analisi non rimanga mera speculazione intellettuale, ma uno scenario politico possibile da qui ai prossimi vent'anni.


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    Messaggio  justicialista Mar Mar 22, 2011 1:00 pm

    Nihil 1.1 ha scritto:Il fenomeno della Rinascita islamica (con la R rigorosamente maiuscola) è un fenomeno nel contempo politico e religioso, molto diverso dall'occidentale ritorno all'interesse per le religioni: inizia negli anni '70, con la decolonizzazione dei paesi mussulmani e il loro inserimento all'interno delle scacchiere della guerra fredda, spesso come alleati dell'URRS, vista come la superpotenza che avrebbe difeso i paesi mussulmani dal tentativo di riconolonizzazione economica dell'occidente. Successivamente però è lo sfascio dell'Unione Sovietica a dare alla Rinascita mussulmana il suo primo grande successo politico-religioso: l'eroica resistenza dei talebani contro i sovietici (protrattasi dal 1979 al 1992), resistenza che non fu un mero conflitto regionale, ma un vero banco di prova dell'intero Islam, poiché in territorio afgano combatterono volontari dal Sudan, l'Iran, il Pakistan, il Bangladesh, La Malesia, il Libano, l'Algeria e l'Arabia Saudita.
    Un altro aspetto della Rinascita è sotto i nostri occhi: l'incredibile aumento demografico che ormai da 40 anni investe i territori islamici sta creando un immenso movimento migratorio sia interno (dalle campagne alle città) sia esterno (verso altre nazioni non islamiche), movimento che ha generato una momentanea crisi di valori, a cui la ha prontamente risposto la classe colta (che nell'Islam è formata da giovani venuti a studiare in Occidente), radicalizzando l'identificazione fra Islam religioso e Islam politico, e nel contempo creando come contro modello della Rinascita islamica quella della decadenza dell'Occidente, secondo i mussulmani ormai divorato dal cancro dell'ateismo, dell'individualismo e della droga.

    Ma la Rinascita non si ferma ai paesi già tradizionalmente islamici, investe anche paesi che sono stati per lungo tempo fuori dall'area di influenza mussulmana: l'aumento esponenziale di islamici in Cina, in India e nelle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, dovuto ad opere missionarie e di assistenza dei deboli, sta portando ad una radicalizzazione del conflitto etnico e religioso in queste aree, visto che i mussulmani chiedono l'indipendenza per formare un proprio stato che abbia come legge la Legge Coranica, seguito ovviamente dal rifiuto degli stati ospitanti di veder spezzettato il proprio territorio.
    Altro discorso invece è l'espansione dell'Islam in Europa: qui le conversioni di individui non arabi sono estremamente limitate, e quindi l'Islam cresce grazie agli immigrati, ma non quelli di prima generazione come un erroneamente di solito si crede, ma grazie a quelli di seconda e terza generazione, ai figli e ai nipoti nati in Occidente e che tuttavia lo rifiutano, ricercando la propria identità nei paesi di provenienza dei propri genitori... è proprio questa generazione nata in occidente ma non occidentalizzata, quella che ha portato le innovazioni più evidenti all'interno del modo di percepire e divulgare l'Islam: la creazioni di radio, reti televisive, blog e mail-list ha fatto sì che si creasse uno spazio virtuale a cui il fedele possa accedere per sentirsi collegato all'Umma, by-passando le strutture e le istituzioni del paese ospitante, e quindi ogni filtro occidentale al messaggio islamico.
    Proprio da questa generazione sono nati gli intellettuali che oggi tengono banco nelle università occidentali: Tibi Bassam, Tariq Ramadan e Edward Said (l'autore del consigliatissimo "Orientalismo") sono solo alcuni nomi di spicco all'interno di un movimento che comprende ottimi artisti, romanzieri, poeti, politologi e sociologi, in cui la fede islamica unita all'ottima conoscenza della cultura filosofica occidentale diventa un punto di vista alternativo sullo stesso Occidente, giudicato ormai all'unanimità al capolinea.

    Vale la pena di soffermarsi un poco su Tariq Ramadan, tedesco d'adozione ma libanese per cuore e cultura, professore d'islamologia nelle università più prestigiose dell'Occidente: secondo Ramadan oggi solamente una forte iniezione di Islam può guarire l'Occidente moribondo, attraverso un rinnovato scambio d'idee e metodi organizzativi, tuttavia l'Occidente dovrà accettare la formazione al suo interno di un Islam politico, ossia di partiti ispirati dalla Legge del Corano, e questo non può essere impedito, poiché la laicità occidentale non esclude la formazione di partiti a base religiosa (vedasi le varie democrazie cristiane), che in caso di maggioranza possono anche decidere di attenuare o abolire la suddetta laicità; gli arabi invece accetteranno la democratica competizione elettorale (in questo modo necessariamente saranno portati a dover escludere i fanatici e gli integralisti) e un dialogo alla "pari" con le forze laiche e cristiane.
    La cosa interessante di Ramadan è che un intellettuale molto diffuso ed apprezzato nella comunità islamica, e rappresenta il tentativo più convincente di fusione fra l'islam moderato (cioè quello di formazione occidentale, che rifiuta la violenza ed è un certo modo laicizzato) e l'integralismo, che vorrebbe creare all'interno dell'Europa la cosidetta "Casa Islam", ossia aree franche in cui vige la legge coranica... il fatto poi che il nostro sia in contatto tanto con i Fratelli Mussulmani (il gruppo integralista egiziano che ha varato la legge che vieta trasfusioni di sangue fra islamici e credenti di altre religioni) che con le democrazie islamiche del maghreb, fa sì che la sua analisi non rimanga mera speculazione intellettuale, ma uno scenario politico possibile da qui ai prossimi vent'anni.


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    Non saprei cosa rispondere. Non sono islamofobo ma nemmeno a favore di stati teocratici. Se è vero che stato e Chiesa devono rimanere separati , infatti, lo stesso discorso va applicato anche nei confronti della realtà musulmana. Degli islamici, con l'eccezione dei fanatici waabithi, apprezzo comunque lo spirito di sacrificio, di abnegazione e di lotta. Ma è un apprezzamento di tipo "laico". All'islam , radicale o meno, tuttavia ho sempre preferito il panarabismo. L'ultimo baluardo (seppur controverso) era rappresentato da Saddam Hussein. Gli U$A, guarda caso, l'hanno eliminato.
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    Messaggio  Nihil 1.1 Lun Mar 28, 2011 9:18 pm

    Il problema di fenomeni come il partito di Sadam Hussein è che non solo sono lontani dalla sensibilità islamica, ma che per trovare un collante diverso da quello religioso sono costretti a rifarsi a categorie persino più inopinabili, come quelle di fedeltà tribale, non a caso Saddam andò al potere con l'appoggio del suo clan, che ebbe ogni genere di vantaggi durante il regime ed usò lo stato per colpire i clan rivali, con massacri, torture, ecc paragonabili più a quelle di uno stato africano tipo Congo che alle repressioni su basi politiche tipiche dei nazionalismi europei.


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    Messaggio  justicialista Gio Apr 07, 2011 1:47 pm

    Nihil 1.1 ha scritto:Il problema di fenomeni come il partito di Sadam Hussein è che non solo sono lontani dalla sensibilità islamica, ma che per trovare un collante diverso da quello religioso sono costretti a rifarsi a categorie persino più inopinabili, come quelle di fedeltà tribale, non a caso Saddam andò al potere con l'appoggio del suo clan, che ebbe ogni genere di vantaggi durante il regime ed usò lo stato per colpire i clan rivali, con massacri, torture, ecc paragonabili più a quelle di uno stato africano tipo Congo che alle repressioni su basi politiche tipiche dei nazionalismi europei.



    Quello che scrivi è in parte vero Nihil. Inutile ignorare certe dinamiche personalsitiche caratteristiche dei regimi laici , come giustamente hai sottolineato, così come certe guerre inutili e dannose (penso a quella contro Kuwait e Iran). Quando parlo di Baath , comunque, intendo principalmente il fondatore Michel Aflaq. Vero socialista patriottico, spesso critico verso l'operato del pupillo Saddam. Affermare che questi regimi siano stati eccessivamente distanti dal sentire religioso dei musulmani , però, non credo sia vero. Saddam o, meglio ancora, Nasser spesso e volentieri difesero a spada tratta quella che era la religione di maggioranza all'interno dei loro paesi. Certamente non erano ammessi fondamentalisti o fautori di stati confessionali/teocratici.
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    Messaggio  Italicvs Ven Apr 08, 2011 12:36 pm

    justicialista ha scritto:
    Nihil 1.1 ha scritto:Il fenomeno della Rinascita islamica (con la R rigorosamente maiuscola) è un fenomeno nel contempo politico e religioso, molto diverso dall'occidentale ritorno all'interesse per le religioni: inizia negli anni '70, con la decolonizzazione dei paesi mussulmani e il loro inserimento all'interno delle scacchiere della guerra fredda, spesso come alleati dell'URRS, vista come la superpotenza che avrebbe difeso i paesi mussulmani dal tentativo di riconolonizzazione economica dell'occidente. Successivamente però è lo sfascio dell'Unione Sovietica a dare alla Rinascita mussulmana il suo primo grande successo politico-religioso: l'eroica resistenza dei talebani contro i sovietici (protrattasi dal 1979 al 1992), resistenza che non fu un mero conflitto regionale, ma un vero banco di prova dell'intero Islam, poiché in territorio afgano combatterono volontari dal Sudan, l'Iran, il Pakistan, il Bangladesh, La Malesia, il Libano, l'Algeria e l'Arabia Saudita.
    Un altro aspetto della Rinascita è sotto i nostri occhi: l'incredibile aumento demografico che ormai da 40 anni investe i territori islamici sta creando un immenso movimento migratorio sia interno (dalle campagne alle città) sia esterno (verso altre nazioni non islamiche), movimento che ha generato una momentanea crisi di valori, a cui la ha prontamente risposto la classe colta (che nell'Islam è formata da giovani venuti a studiare in Occidente), radicalizzando l'identificazione fra Islam religioso e Islam politico, e nel contempo creando come contro modello della Rinascita islamica quella della decadenza dell'Occidente, secondo i mussulmani ormai divorato dal cancro dell'ateismo, dell'individualismo e della droga.

    Ma la Rinascita non si ferma ai paesi già tradizionalmente islamici, investe anche paesi che sono stati per lungo tempo fuori dall'area di influenza mussulmana: l'aumento esponenziale di islamici in Cina, in India e nelle ex repubbliche sovietiche del Caucaso, dovuto ad opere missionarie e di assistenza dei deboli, sta portando ad una radicalizzazione del conflitto etnico e religioso in queste aree, visto che i mussulmani chiedono l'indipendenza per formare un proprio stato che abbia come legge la Legge Coranica, seguito ovviamente dal rifiuto degli stati ospitanti di veder spezzettato il proprio territorio.
    Altro discorso invece è l'espansione dell'Islam in Europa: qui le conversioni di individui non arabi sono estremamente limitate, e quindi l'Islam cresce grazie agli immigrati, ma non quelli di prima generazione come un erroneamente di solito si crede, ma grazie a quelli di seconda e terza generazione, ai figli e ai nipoti nati in Occidente e che tuttavia lo rifiutano, ricercando la propria identità nei paesi di provenienza dei propri genitori... è proprio questa generazione nata in occidente ma non occidentalizzata, quella che ha portato le innovazioni più evidenti all'interno del modo di percepire e divulgare l'Islam: la creazioni di radio, reti televisive, blog e mail-list ha fatto sì che si creasse uno spazio virtuale a cui il fedele possa accedere per sentirsi collegato all'Umma, by-passando le strutture e le istituzioni del paese ospitante, e quindi ogni filtro occidentale al messaggio islamico.
    Proprio da questa generazione sono nati gli intellettuali che oggi tengono banco nelle università occidentali: Tibi Bassam, Tariq Ramadan e Edward Said (l'autore del consigliatissimo "Orientalismo") sono solo alcuni nomi di spicco all'interno di un movimento che comprende ottimi artisti, romanzieri, poeti, politologi e sociologi, in cui la fede islamica unita all'ottima conoscenza della cultura filosofica occidentale diventa un punto di vista alternativo sullo stesso Occidente, giudicato ormai all'unanimità al capolinea.

    Vale la pena di soffermarsi un poco su Tariq Ramadan, tedesco d'adozione ma libanese per cuore e cultura, professore d'islamologia nelle università più prestigiose dell'Occidente: secondo Ramadan oggi solamente una forte iniezione di Islam può guarire l'Occidente moribondo, attraverso un rinnovato scambio d'idee e metodi organizzativi, tuttavia l'Occidente dovrà accettare la formazione al suo interno di un Islam politico, ossia di partiti ispirati dalla Legge del Corano, e questo non può essere impedito, poiché la laicità occidentale non esclude la formazione di partiti a base religiosa (vedasi le varie democrazie cristiane), che in caso di maggioranza possono anche decidere di attenuare o abolire la suddetta laicità; gli arabi invece accetteranno la democratica competizione elettorale (in questo modo necessariamente saranno portati a dover escludere i fanatici e gli integralisti) e un dialogo alla "pari" con le forze laiche e cristiane.
    La cosa interessante di Ramadan è che un intellettuale molto diffuso ed apprezzato nella comunità islamica, e rappresenta il tentativo più convincente di fusione fra l'islam moderato (cioè quello di formazione occidentale, che rifiuta la violenza ed è un certo modo laicizzato) e l'integralismo, che vorrebbe creare all'interno dell'Europa la cosidetta "Casa Islam", ossia aree franche in cui vige la legge coranica... il fatto poi che il nostro sia in contatto tanto con i Fratelli Mussulmani (il gruppo integralista egiziano che ha varato la legge che vieta trasfusioni di sangue fra islamici e credenti di altre religioni) che con le democrazie islamiche del maghreb, fa sì che la sua analisi non rimanga mera speculazione intellettuale, ma uno scenario politico possibile da qui ai prossimi vent'anni.


    a voi



    Non saprei cosa rispondere. Non sono islamofobo ma nemmeno a favore di stati teocratici. Se è vero che stato e Chiesa devono rimanere separati , infatti, lo stesso discorso va applicato anche nei confronti della realtà musulmana. Degli islamici, con l'eccezione dei fanatici waabithi, apprezzo comunque lo spirito di sacrificio, di abnegazione e di lotta. Ma è un apprezzamento di tipo "laico". All'islam , radicale o meno, tuttavia ho sempre preferito il panarabismo. L'ultimo baluardo (seppur controverso) era rappresentato da Saddam Hussein. Gli U$A, guarda caso, l'hanno eliminato.
    Quoto quanto detto da justicialista. Un conto è il rispetto nei confronti delle religioni e un altro i fanatici e i governi teocratici, bisogna saper distinguere. Personalmente non vedo di buon occhio questa "rinascita islamica" perchè sono Socialista, quindi Laico (non laicista, non fraintendere) e personalmente vedrei bene una rinascita di partiti socialisti nazionali in tutto il medioriente per avere governi anti-americani ed antisionisti ma che non siano antimoderni e reazionari. Nel caso ad esempio dell'Iran sostengo il presidente Ahmadinejad convintamente e lo considero un male minore rispetto ai filo-occidentali dell'onda verde, però sempre di un erede di Khomeini stiamo parlando e in questo frangente il governo ideale sarebbe stato uno simile a quello del Socialista e laico Mossadeq.

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