Bisogna riflettere su cosa si intende per post-ideologismo, ma soprattutto su chi è e cosa vuole l'uomo post-ideologico, altrimenti ogni tentativo, per quanto generoso, è destinato al fallimento: post ideologismo non significa miscelare tutte le ideologie oggi presenti sul mercato politico per far saltare fuori qualcosa di nuovo, non significa utilizzare le nuove tecnologie per riproporre i vecchi modelli di partito, gerarchici, autoritari, divisi fra militanti e simpatizzanti, non significa nemmeno economizzare e snellire la struttura organizzativa sfruttando i bassi costi dell'etere. Post-ideologismo significa chiudere i conti con il passato senza rinnegarlo, pensare nuove forme di organizzazione e propaganda, ma soprattutto pensare ad un nuovo tipo di militante ed elettore. E' una rivoluzione psicologica prima che politica, ergo necessità di un dibattito culturale prima che programmatico, cosa che qui non c'è. Dirsi rivoluzionari, socialisti, nazionalisti, ecc non è che miscelare categorie del '900 senza chiedersi se oggi siano ancora valide. La società italiana sta attraversando un travaglio che non è solo economico-politico, ma antropologico: oggi infatti coperti (o più spesso manipolati) dai partiti tradizionali e dalle loro strutture, si stanno elaborando richieste inedite, che un partito che si voglia dire rivoluzionario, deve intercettare. Mi spiego: la crisi ha dimostrato che le strutture tradizionali di contenimento ed assorbimento del malessere sociale (famiglia, chiesa, ecc) pur con le loro magagne, continuano a funzionare, tuttavia non sono più intese e percepite alla stessa maniera di appena 20 anni fa... oggi la famiglia non è più la cinghia di trasmissione di valori, saperi e metodi di socializzazione, ma un contenitore in cui ogni membro cerca protezione economica e affettiva, ma anche libertà di realizzarsi come meglio crede; oggi il giovane non abbandona più la casa dei genitori (che non è più la casa paterna, attenzione!) in maniera definitiva, preferisce un rapporto più liquido, in cui periodi di distacco e di "prova" si alternano a ritorni, che non sono sempre etichettabili come "di comodo". Questo è solo l'esempio più lampante, potrei citarvene decine altri (ad esempio il nuovo fenomeno del "living apart but together", ossia una relazione stabile, talvolta con figli, in cui uomo e donna vivono in due case separate), noi che posizione assumiamo di fronte a questi fenomeni, se i nostri modelli di riferimento rimangono il familismo fascista e una non meglio specificata tradizione socialista (in cui per dire, convivono un difensore convinto della famiglia come Proudhon con il critico più spietato della stessa, ossia Reich?). Altra fenomeno che esiste da circa 30 anni e che solo ora risalta in pieno, è quello delle più o meno micro-comunità: micro-credito, negozi di quartiere, centri culturali che preservano la tradizione locale, ecc hanno dimostrato che il concetto di comunità proprio nell'epoca della globalizzazione selvaggia regge e si espande, e come facciamo noi ad inserirci in questo fenomeno, su cui si può costruire molto (anche in termini elettorali), se come modelli prendiamo le ideologie socialiste e fasciste che hanno come unico obiettivo quello di fondere la comunità con la società, e quest'ultima con lo stato? La comunità (o meglio le comunità) sono microcosmi che tollerano interferenze minime da parte dell'esterno, regolano gran parte dei conflitti fra i propri membri da sole, rivolgendosi all'esterno solo in casi estremi e circoscritti, tuttavia non sono chiuse, poiché hanno una grandissima capacità di assorbimento ed integrazione del diverso (si veda come sono integrati gli immigrati tunisini nei paesi della costa siciliana).
Vogliamo parlare poi del welfare-state? Ancora oggi i socialisti lo vedono come la panacea che risolve tutti i mali, quando chiunque abbia studiato i modelli di welfare state più avanzati (cioè quelli scandinavi) sà che quest'ultimo è un arma a doppio taglio: il motto "dalla culla alla tomba" perfino ai più ferventi comunisti svedesi e norvegesi sembra ormai un avanzo fuori tempo massimo dei totalitarismi novecenteschi, e non a caso è stato oggetto di pesanti critiche nell'ultimo ventennio, che hanno fatto trionfare i partiti liberal conservatori dopo 50 anni di ininterrotto governo socialista... e noi vorremmo importarlo qui adesso, quando dove è nato vogliono smantellarlo?
Ecco, queste sono solo alcune provocazione per farvi riflettere, ho tralasciato per ora l'identikit del nuovo elettore e militante, per vedere intanto se riusciamo per lo meno ad imbastire una discussione a partire da questi pochi spunti.
Vogliamo parlare poi del welfare-state? Ancora oggi i socialisti lo vedono come la panacea che risolve tutti i mali, quando chiunque abbia studiato i modelli di welfare state più avanzati (cioè quelli scandinavi) sà che quest'ultimo è un arma a doppio taglio: il motto "dalla culla alla tomba" perfino ai più ferventi comunisti svedesi e norvegesi sembra ormai un avanzo fuori tempo massimo dei totalitarismi novecenteschi, e non a caso è stato oggetto di pesanti critiche nell'ultimo ventennio, che hanno fatto trionfare i partiti liberal conservatori dopo 50 anni di ininterrotto governo socialista... e noi vorremmo importarlo qui adesso, quando dove è nato vogliono smantellarlo?
Ecco, queste sono solo alcune provocazione per farvi riflettere, ho tralasciato per ora l'identikit del nuovo elettore e militante, per vedere intanto se riusciamo per lo meno ad imbastire una discussione a partire da questi pochi spunti.