Nazionalsocialismo

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    Post-ideologismo: un dibattito preliminare

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    Post-ideologismo: un dibattito preliminare Empty Post-ideologismo: un dibattito preliminare

    Messaggio  Nihil 1.1 Dom Ott 16, 2011 1:47 pm

    Bisogna riflettere su cosa si intende per post-ideologismo, ma soprattutto su chi è e cosa vuole l'uomo post-ideologico, altrimenti ogni tentativo, per quanto generoso, è destinato al fallimento: post ideologismo non significa miscelare tutte le ideologie oggi presenti sul mercato politico per far saltare fuori qualcosa di nuovo, non significa utilizzare le nuove tecnologie per riproporre i vecchi modelli di partito, gerarchici, autoritari, divisi fra militanti e simpatizzanti, non significa nemmeno economizzare e snellire la struttura organizzativa sfruttando i bassi costi dell'etere. Post-ideologismo significa chiudere i conti con il passato senza rinnegarlo, pensare nuove forme di organizzazione e propaganda, ma soprattutto pensare ad un nuovo tipo di militante ed elettore. E' una rivoluzione psicologica prima che politica, ergo necessità di un dibattito culturale prima che programmatico, cosa che qui non c'è. Dirsi rivoluzionari, socialisti, nazionalisti, ecc non è che miscelare categorie del '900 senza chiedersi se oggi siano ancora valide. La società italiana sta attraversando un travaglio che non è solo economico-politico, ma antropologico: oggi infatti coperti (o più spesso manipolati) dai partiti tradizionali e dalle loro strutture, si stanno elaborando richieste inedite, che un partito che si voglia dire rivoluzionario, deve intercettare. Mi spiego: la crisi ha dimostrato che le strutture tradizionali di contenimento ed assorbimento del malessere sociale (famiglia, chiesa, ecc) pur con le loro magagne, continuano a funzionare, tuttavia non sono più intese e percepite alla stessa maniera di appena 20 anni fa... oggi la famiglia non è più la cinghia di trasmissione di valori, saperi e metodi di socializzazione, ma un contenitore in cui ogni membro cerca protezione economica e affettiva, ma anche libertà di realizzarsi come meglio crede; oggi il giovane non abbandona più la casa dei genitori (che non è più la casa paterna, attenzione!) in maniera definitiva, preferisce un rapporto più liquido, in cui periodi di distacco e di "prova" si alternano a ritorni, che non sono sempre etichettabili come "di comodo". Questo è solo l'esempio più lampante, potrei citarvene decine altri (ad esempio il nuovo fenomeno del "living apart but together", ossia una relazione stabile, talvolta con figli, in cui uomo e donna vivono in due case separate), noi che posizione assumiamo di fronte a questi fenomeni, se i nostri modelli di riferimento rimangono il familismo fascista e una non meglio specificata tradizione socialista (in cui per dire, convivono un difensore convinto della famiglia come Proudhon con il critico più spietato della stessa, ossia Reich?). Altra fenomeno che esiste da circa 30 anni e che solo ora risalta in pieno, è quello delle più o meno micro-comunità: micro-credito, negozi di quartiere, centri culturali che preservano la tradizione locale, ecc hanno dimostrato che il concetto di comunità proprio nell'epoca della globalizzazione selvaggia regge e si espande, e come facciamo noi ad inserirci in questo fenomeno, su cui si può costruire molto (anche in termini elettorali), se come modelli prendiamo le ideologie socialiste e fasciste che hanno come unico obiettivo quello di fondere la comunità con la società, e quest'ultima con lo stato? La comunità (o meglio le comunità) sono microcosmi che tollerano interferenze minime da parte dell'esterno, regolano gran parte dei conflitti fra i propri membri da sole, rivolgendosi all'esterno solo in casi estremi e circoscritti, tuttavia non sono chiuse, poiché hanno una grandissima capacità di assorbimento ed integrazione del diverso (si veda come sono integrati gli immigrati tunisini nei paesi della costa siciliana).
    Vogliamo parlare poi del welfare-state? Ancora oggi i socialisti lo vedono come la panacea che risolve tutti i mali, quando chiunque abbia studiato i modelli di welfare state più avanzati (cioè quelli scandinavi) sà che quest'ultimo è un arma a doppio taglio: il motto "dalla culla alla tomba" perfino ai più ferventi comunisti svedesi e norvegesi sembra ormai un avanzo fuori tempo massimo dei totalitarismi novecenteschi, e non a caso è stato oggetto di pesanti critiche nell'ultimo ventennio, che hanno fatto trionfare i partiti liberal conservatori dopo 50 anni di ininterrotto governo socialista... e noi vorremmo importarlo qui adesso, quando dove è nato vogliono smantellarlo?

    Ecco, queste sono solo alcune provocazione per farvi riflettere, ho tralasciato per ora l'identikit del nuovo elettore e militante, per vedere intanto se riusciamo per lo meno ad imbastire una discussione a partire da questi pochi spunti.




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    Messaggio  justicialista Dom Ott 16, 2011 4:04 pm

    Per me l'approccio post-ideologico è quello che tu, in maniera esaustiva e dettagliata, hai descritto. Farla finita (senza abiure e rinnegamenti) con il filo-fascismo, il filo-soviettismo, l'antifascismo e l'anti-comunismo. Sinceramente: se un militante del mio partito conserva la foto del nonno repubblichino o partigiano...non me ne frega niente! Uno può stimare determinati periodi storici e determinate figure storiche. Quello che importa, oggi, è trovarsi concordi attorno ad un progetto comune. Al contempo, però, pretendo che nel partito nessuno faccia propaganda veterocomunista o veterofascista.

    Post-ideologismo può riecheggiare post-modernità, non lo metto in dubbio. Ma va rifiutato il tentativo di ibridazione sostenuto e proposto da molte realtà appartenenti a questo (presunto) periodo storico e culturale. Io non posso, per capirci, girare con la bandiera nazista recante al suo interno la falce e martello. Mi renderei ridicolo e, ovviamente, non mi capirebbe nessuno.

    Bisogna sì effettuare delle sintesi (coniugando ciò che di buono è stato elaborato dai padri del repubblicanesimo, dall'analisi marxiana, dai sindacalisti rivoluzionari, dal patriottismo di liberazione, dalle idee espresse dai giustizialisti argentini, da quanto emerso dalla teorie delle dependencia, dalle analisi di filosofi come Preve o Lasch....) cercando TUTTAVIA di produrre qualcosa di coerente ed esplicabile.



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    Messaggio  justicialista Dom Ott 16, 2011 4:27 pm

    justicialista ha scritto: cercando TUTTAVIA di produrre qualcosa di coerente ed esplicabile.





    In poche parole: non comportarsi come Limonov o simili.
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    Messaggio  Italicvs Mar Ott 18, 2011 9:34 am

    justicialista ha scritto:Per me l'approccio post-ideologico è quello che tu, in maniera esaustiva e dettagliata, hai descritto. Farla finita (senza abiure e rinnegamenti) con il filo-fascismo, il filo-soviettismo, l'antifascismo e l'anti-comunismo. Sinceramente: se un militante del mio partito conserva la foto del nonno repubblichino o partigiano...non me ne frega niente! Uno può stimare determinati periodi storici e determinate figure storiche. Quello che importa, oggi, è trovarsi concordi attorno ad un progetto comune. Al contempo, però, pretendo che nel partito nessuno faccia propaganda veterocomunista o veterofascista.

    Post-ideologismo può riecheggiare post-modernità, non lo metto in dubbio. Ma va rifiutato il tentativo di ibridazione sostenuto e proposto da molte realtà appartenenti a questo (presunto) periodo storico e culturale. Io non posso, per capirci, girare con la bandiera nazista recante al suo interno la falce e martello. Mi renderei ridicolo e, ovviamente, non mi capirebbe nessuno.

    Bisogna sì effettuare delle sintesi (coniugando ciò che di buono è stato elaborato dai padri del repubblicanesimo, dall'analisi marxiana, dai sindacalisti rivoluzionari, dal patriottismo di liberazione, dalle idee espresse dai giustizialisti argentini, da quanto emerso dalla teorie delle dependencia, dalle analisi di filosofi come Preve o Lasch....) cercando TUTTAVIA di produrre qualcosa di coerente ed esplicabile.



    Ottimo! Penso che con questo post justicialista abbia rassunto perfettamente il pensiero di noi Socialisti Nazionalitari, pensiero questo occorre ribadirlo che abbiamo sempre sostenuto.
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    Messaggio  Octopus Mar Ott 18, 2011 6:03 pm

    justicialista ha scritto:Per me l'approccio post-ideologico è quello che tu, in maniera esaustiva e dettagliata, hai descritto. Farla finita (senza abiure e rinnegamenti) con il filo-fascismo, il filo-soviettismo, l'antifascismo e l'anti-comunismo. Sinceramente: se un militante del mio partito conserva la foto del nonno repubblichino o partigiano...non me ne frega niente! Uno può stimare determinati periodi storici e determinate figure storiche. Quello che importa, oggi, è trovarsi concordi attorno ad un progetto comune. Al contempo, però, pretendo che nel partito nessuno faccia propaganda veterocomunista o veterofascista.

    Post-ideologismo può riecheggiare post-modernità, non lo metto in dubbio. Ma va rifiutato il tentativo di ibridazione sostenuto e proposto da molte realtà appartenenti a questo (presunto) periodo storico e culturale. Io non posso, per capirci, girare con la bandiera nazista recante al suo interno la falce e martello. Mi renderei ridicolo e, ovviamente, non mi capirebbe nessuno.

    Bisogna sì effettuare delle sintesi (coniugando ciò che di buono è stato elaborato dai padri del repubblicanesimo, dall'analisi marxiana, dai sindacalisti rivoluzionari, dal patriottismo di liberazione, dalle idee espresse dai giustizialisti argentini, da quanto emerso dalla teorie delle dependencia, dalle analisi di filosofi come Preve o Lasch....) cercando TUTTAVIA di produrre qualcosa di coerente ed esplicabile.


    Concordo in toto.
    Suggerisco, inoltre, che sia necessaria anche una innovazione linguistica. Provo a spiegarmi meglio: se vado a dire che il conflitto tra Capitale e Lavoro è la struttura della società capitalistica, che si serve di una sovrastruttura politico-culturale per realizzare queste progetti di dominazione della classe lavoratrice, in base alla legge del surplus... non mi caga nessuno.
    Se vado a spiegare che Dio, Patria e Famiglia sono gli orizzonti esistenziali di una vita dedicata al credere, all'obbedire e al combattere, mi prendono per matto.
    Ovviamente, sto esagerando.

    Oltre ad una innovazione di contenuti, è necessario che un eventuale partito/movimento socialista nazionalitario realizzi anche una innovazione linguistica. Partendo già dal nome del movimento.
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    Messaggio  Italicvs Mer Ott 19, 2011 11:06 am

    Volevo chiarire un punto: Socialismo Nazionalitario non è solo il nome di un eventuale partito/movimento (attualmente al di là da venire) ma il nome di un'ideologia. La volontà di noi Socialisti Nazionalitari è quella di costruire il Socialismo del XXI e cercare di farlo affermare in Italia come Chavez ha fatto in Venezuela. La concezione di "post-ideologismo" più vicina a noi SN è quella che ha dato justicialista.
    Per il resto esiste già Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo con un'impostazione post-ideologica ma diversa da quella socialista nazionalitaria infatti non mi sembra che tra gli obiettivi del MOV ci sia la costruzione del Socialismo del XXI secolo.
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    Messaggio  Octopus Mer Ott 19, 2011 11:23 am

    Italicvs ha scritto:Volevo chiarire un punto: Socialismo Nazionalitario non è solo il nome di un eventuale partito/movimento (attualmente al di là da venire) ma il nome di un'ideologia. La volontà di noi Socialisti Nazionalitari è quella di costruire il Socialismo del XXI e cercare di farlo affermare in Italia come Chavez ha fatto in Venezuela. La concezione di "post-ideologismo" più vicina a noi SN è quella che ha dato justicialista.
    Per il resto esiste già Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo con un'impostazione post-ideologica ma diversa da quella socialista nazionalitaria infatti non mi sembra che tra gli obiettivi del MOV ci sia la costruzione del Socialismo del XXI secolo.

    Infatti. Il MoV non ha l'obiettivo di realizzare il socialismo del XXI secolo, quindi mi interessa poco.
    Altra cosa è la questione del nome: non è mica detto che l'eventuale partito/movimento debba chiamarsi come l'ideologia, proprio perchè si vuole entrare in una fase post-ideologica.
    Cmq il dibattito sul nome si svolgerà a tempo debito. Prima bisogna provare a realizzare un Programma Politico.
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    Messaggio  Italicvs Mer Ott 19, 2011 11:27 am

    Octopus ha scritto:
    Italicvs ha scritto:Volevo chiarire un punto: Socialismo Nazionalitario non è solo il nome di un eventuale partito/movimento (attualmente al di là da venire) ma il nome di un'ideologia. La volontà di noi Socialisti Nazionalitari è quella di costruire il Socialismo del XXI e cercare di farlo affermare in Italia come Chavez ha fatto in Venezuela. La concezione di "post-ideologismo" più vicina a noi SN è quella che ha dato justicialista.
    Per il resto esiste già Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo con un'impostazione post-ideologica ma diversa da quella socialista nazionalitaria infatti non mi sembra che tra gli obiettivi del MOV ci sia la costruzione del Socialismo del XXI secolo.

    Infatti. Il MoV non ha l'obiettivo di realizzare il socialismo del XXI secolo, quindi mi interessa poco.
    Altra cosa è la questione del nome: non è mica detto che l'eventuale partito/movimento debba chiamarsi come l'ideologia, proprio perchè si vuole entrare in una fase post-ideologica.
    Cmq il dibattito sul nome si svolgerà a tempo debito. Prima bisogna provare a realizzare un Programma Politico.
    Dovrebbe esserci il Manifesto Programmatico postato dall'admin leggilo e poi dimmi cosa condividi e cosa no, sarebbe già un primo passo. Wink
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    Messaggio  Romanvs Sab Ott 22, 2011 8:51 pm

    Fanculo al post-ideologismo! Ai nostri giorni esiste una solo demone disgregatore e distruttore di ideologie, culture, tradizioni popolari e via dicendo e questo è proprio il capitalismo globalista e mondialista che a parole dite di voler combattere. Se non si possiedono radici forti mi spiegate come fate a combattere il mondialismo occidentale?

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